Vai al contenuto

Le ferite dell’anima

È un giorno segnato da memoria universale, quello di oggi.

Non è per caso quindi se ieri sera, durante una meditazione di gruppo, la riflessione si è fermata sulle ferite dell’anima.

L’undici settembre di alcuni anni fa l’umanità intera ha subito una ferita lacerante, pubblica e di tale violenza da lasciare tracce che non saranno mai cancellate.

L’anima dell’umanità è stata ferita sotto gli occhi di tutti noi.

La violenza, il sopruso, la violazione del libero arbitrio con l’omicidio sono atti così forti e di tale portata da lasciare attoniti, confusi, pieni di domande quali “Ma che cosa ci sta succedendo? Che cosa stiamo facendo…?”.

Ma la riflessione non era, in realtà, sui fatti dell’11 settembre 2001.

La riflessione era sulle ferite della nostra anima individuale, di quella parte, cioè, di anima universale che prende forma e corpo nella nostra incarnazione e che accompagna la nostra esistenza come individui su questo piano di esistenza.  

La nostra anima può essere ferita, così come il nostro corpo.

E come il corpo conserva memoria, nelle cellule, dei traumi subiti, talvolta in modo evidente, così l’anima conserva memoria di ciò che ha fatto male. Conserva memoria.

E la memoria usa, per essere tramandata, il veicolo del corpo fisico, la chimica del cervello, la memoria emozionale: nei complessi meccanismi cerebrali e nella intangibile chimica delle emozioni il trauma si sedimenta e rimane, a lungo, come un insegnamento, una via segnata.

“Se fai così, succede quello”: ecco l’insegnamento che il nostro inconscio ha tratto dalla ferita.

“Sono fatto così, pertanto mi accade quest’altro”. “Le persone fanno male. Quindi devo stare lontano da loro il più possibile”.

Sono solo piccoli – piccoli? – esempi di ciò che la memoria emotiva fa per noi.

Ci protegge.

Ci sostiene.

Cerca di impedire che la ferita si manifesti di nuovo, che l’aggressione si ripeta, che il nero torni nella nostra vita. 

E se per farlo deve spegnere i colori della fiducia, dell’autostima, della creatività… questo non è considerato un problema.

La priorità è una: sopravvivere.

Evitare il trauma che si è conosciuto così bene.

Eccoci quindi condizionati dalle ferite subite in passato: traumi antichi che portano eco nel presente, impedendo spesso la realizzazione, la gioia, la fiducia.

Ferite antiche che guidano il nostro comportamento, la nostra reazione automatica agli eventi, il nostro pensiero. E tutto senza che noi ne abbiamo consapevolezza.

Come possono le ferite condizionarci tanto? Attraverso le convinzioni che hanno creato nel nostro inconscio.  

È solo quando intraprendiamo un percorso di – appunto – consapevolezza che le ferite vengono a galla con tutta la loro importanza, con la loro eredità; ed ecco allora la presa di coscienza, il “…ecco perché! Perché faccio questo, perché sento questo… perché incontro sempre e ancora la stessa situazione”.  

Lasciare andare le ferite è non solo possibile, ma fondamentale.

Lasciare andare le convinzioni è aprirsi alla rinascita, a nuovi modi di pensare e di sentire, al nostro vero Sé, quello guidato dalla nostra parte più alta e più saggia.

È iniziare una vita vera, di realizzazione, di potere personale.

Senza cedere il potere, ancora, a chi/cosa ci ha fatto tanto male in un remoto passato.  

Il ThetaHealing® è un processo meraviglioso per lasciare andare le convinzioni nate dalle vecchie ferite, le abitudini create tanto tempo fa, i limiti posti dal nostro inconscio in altri momenti della vita. 

È un meraviglioso processo di cambiamento e di trasformazione, per vedere il mondo con lenti nuove.

 

Lascia un commento

Condividi questo post sui social!