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La dipendenza dal dramma

I traumi che viviamo lasciano un segno, questo è certo.

Un segno fisico, talvolta, come una cicatrice. 

Più spesso e in modo più sottile, un segno fisiologico ed emotivo, nonché psichico.

Oggi vi voglio parlare di come questi segni possano rimanere con noi per molto, molto tempo e soprattutto influenzare la nostra vita più di quanto siamo consapevoli.

Sì: il dramma può creare dipendenza.

Innanzitutto: che cosa intendiamo per dramma? Intendiamo ciò che crea una risposta di stress, aumentando la produzione di ormoni correlati, provocando sensazioni ed emozioni senza avere necessariamente un’origine razionale, concreta.

Un dramma può essere una lite, un incidente, un evento concreto e tangibile, ma anche un pensiero ricorrente che scatena emozioni di angoscia, di paura, di ansia. 

Il dramma in senso più ampio è un insieme di emozioni, di reazioni fisiologiche ed emotive stressanti e faticose, che sfociano in comportamenti spesso irrazionali, eccessivi, di vittimismo, di allontanamento e in generale di sofferenza emotiva, rivolti a sé o alle altre persone. 

Che cosa intendiamo per dipendenza dal dramma?

La dipendenza è un comportamento inconsapevole che porta a non poter fare a meno di una certa cosa, sia essa una sostanza, il cibo, un comportamento o uno stato emotivo.

Le caratteristiche della dipendenza sono:

  • il non curarsi delle conseguenze del proprio agire, quando guidati dalla dipendenza
  • occupa molto spazio, tempo ed energia
  • si sviluppa una tolleranza sempre maggiore alla sostanza o stato emotivo dal quale si dipende
  • crea emozioni di ansia, di noia, di disagio, di vuoto quando lontani dalla fonte di dipendenza.

La dipendenza dal dramma si manifesta quindi come un bisogno inconsapevole di scatenare, di ricreare tensione, angoscia, ansia, rabbia, emozioni pesanti e faticose e di vedere il mondo e la propria esperienza “solo” attraverso di esse. 

Comportamenti tipici della dipendenza dal dramma possono essere:

  • usare un linguaggio “estremo” come: estremamente, letteralmente, sempre, mai, tutti, terribile, terrificante, e così via
  • provare ansia e noia quando le cose sono tranquille, quando la vita scorre in pace
  • fare molto uso del pettegolezzo, raccontare con gusto situazioni dolorose e drammatiche 
  • ricercare situazioni estreme, emozioni forti, azioni pericolose
  • coinvolgere le altre persone nel proprio dramma innescando litigi, discussioni, creando fratture nelle relazioni
  • estendere un’esperienza a comprendere tutti e tutto il tempo: tutti gli uomini che incontro sono dei falliti, nessuno mi amerà mai, nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta…
  • sentire stimolo vitale solo sotto pressione: aspettare l’ultimo minuto per finire un compito, provare eccitazione quando sotto stress
  • rimuginare sulle cose, raccontare più e più volte un’esperienza sgradevole con più persone o con la stessa, ripercorrendo nei minimi dettagli, ipotizzando situazioni alternative
  • riempirsi la vita di cose da fare, essere sempre in urgenza
  • comportamenti dannosi ripetitivi, come uscire con persone che provocano sofferenza

Qual è il motivo di questi comportamenti?

Le persone che hanno dipendenza dal dramma hanno sperimentato, probabilmente nell’infanzia, emozioni dolorose di abbandono, di rifiuto, sensazioni di non essere amate, comprese, accolte. 

A queste può essere unito l’abuso fisico, ma non necessariamente. 

Probabilmente sono cresciute in famiglie disfunzionali, nelle quali non vi era regolazione emotiva, gli adulti non erano capaci di accogliere le emozioni proprie e dei figli, creando un ambiente caotico e stressante. 

La persona cresciuta in questo ambiente ha sviluppato:

  • convinzioni di non valere, di non essere importante e di non poter essere amata
  • scarsa capacità di relazionarsi in modo sano con le altre persone, poiché le relazioni erano basate sulla paura e sul conflitto
  • abitudine a vivere nella tensione, nella paura, nell’anticipazione del prossimo conflitto, sempre sul filo del rasoio
  • paura di essere visti profondamente, di lasciarsi andare, di avere una relazione profondo con l’altro
  • e soprattutto disconnessione da sé stessi e dalle proprie emozioni, perché troppo difficili da gestire

Ecco come le persone portano con sé un mondo interiore di dolore, di angoscia, di paura: un mondo mai svelato, mai condiviso, mai ascoltato neppure da sé stessi. 

La disconnessione dalle proprie emozioni permette di sopravvivere, ma come conseguenza ha l’incapacità di ascoltare i propri bisogni e di dare voce al proprio vissuto emotivo: ecco come il dramma diventa quindi l’unica modalità conosciuta e possibile per:

  • connetterci all’altro
  • dare sollievo al dolore
  • evitare il contatto con le proprie emozioni profonde non ancora processate
  • avere energia
  • sentirsi vivi

Il dramma come pain killer

Gli ormoni prodotti quando siamo arrabbiati, infuriati, angosciati, stressati hanno un effetto sul corpo che viene percepito come benefico da chi vive nel dolore: essi infatti riducono il dolore, dando una sensazione di maggiore energia e vitalità, permettendo di andare avanti e di affrontare la quotidianità. 

Il dramma come sensazione vitale

Ricreare episodi drammatici attutisce quella sensazione di noia, di “morte” che le persone provano, facendo sentire “vivi”, capaci ancora di provare emozioni, e questo dà euforia, tanto di venire ricercato ancora e ancora.

Il dramma come energia

L’adrenalina prodotta quando siamo in una lite, o arrabbiati, è sorgente di energia per il corpo, permettendo di essere più produttivi, più efficaci, più resistenti, almeno in apparenza e temporaneamente. 

Comportamenti della dipendenza

Ecco allora che la persona con dipendenza dal dramma:

  • scatena discussioni e litigi per ogni minima cosa
  • incolpa l’altro di ogni cosa
  • non riconosce l’amore che viene offerto
  • non permette all’altro di entrare in relazione emotiva profonda
  • teme l’intimità
  • non si sente mai vista né importante per gli altri
  • porta avanti il proprio dramma e cerca di coinvolgere l’altro
  • la relazione diventa il luogo in cui vomitare le propri emozioni

Come agire?

Se vi ritrovate in questa descrizione, o conoscete qualcuno che si comporta in questo modo, ecco alcuni piccoli consigli:

  • il comportamento è contagioso. Una persona dipendente dal dramma vi potrebbe portare nel suo circolo vizioso: usate consapevolezza
  • chiedetevi che cosa ci sia sotto questo comportamento. Che cosa nasconde? Che cosa voglio dire veramente in questo momento, di che cosa ho bisogno? Che cosa mi vuole dire veramente questa persona?
  • non cercate di convincere la persona o di spiegarle che cosa sta facendo: lasciatela sfogare per affrontare in seguito l’argomento
  • ascoltate il vostro corpo e riconoscete che cosa sta succedendo prima, durante e dopo il dramma
  • prendete tempo prima di reagire: la reazione è spesso immediata, innescata dall’emozione. Imparate e fermarvi un attimo prima. 
  • dite no a questo comportamento quando è dell’altra persona e prendete spazio, allontanandovi anche fisicamente se necessario, per uscire dalla sua modalità

Chiedete aiuto

Uscire da questo meccanismo può essere molto difficile da soli: non abbiate paura di rivolgervi a uno specialista della salute mentale che vi possa sostenere nell’affrontare le emozioni così a lungo sepolte.

Dare spazio alla verità di ciò che sentite vi permetterà di liberare energia, di imparare a stare in pace nel quotidiano e ad avere relazioni sane, equilibrate nelle quali comunicare le proprie emozioni è un’abitudine semplice e serena.

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